Il nome è inventato e l’identità dell’interessato non interessa. Dico Gigetto, ma potrebbe essere Peppino o Michele. Il fatto però è vero e merita di essere ricordato.
Eravamo quelli del “quinto anno”. Il rettore, Mons. Pascoli, aveva voluto che un settore del seminario fosse attrezzato per accogliere i giovani sacerdoti che continuavano gli studi, seguendo il quinto anno di teologia e preparandosi per la presentazione della tesi di laurea. Alcuni del mio anno, ordinati come me nel mese di marzo del 1966, approfittarono dell’opportunità e si stabilirono a Roma. Il mio vescovo non me lo permise, e, durante l’anno accademico 1966-1967, dovetti andare avanti e indietro tra Fano e Roma, per seguire qualche corso e sostenere gli ultimi esami, mentre funzionavo come suo segretario. Ero ospitato in seminario, ma in un corridoio diverso da quello del quinto anno.
Quando ero anch’io a Roma, dopo cena ci si trovava sempre insieme con gli altri compagni, per chiacchierare e condividere le prime esperienze pastorali. Ogni tanto ci raggiungevano altri confratelli al lavoro nelle rispettive diocesi, e la condivisione diventava ancora più vivace.
Il Gigetto menzionato, che appariva ogni tanto, aveva sempre da raccontare qualche episodio nel quale egli si descriveva come un povero innocente pretino, attorniato da donne desiderose di farlo cadere in qualche trappola sentimentale e persino specificamente sessuale: “Quella lì mi ha detto così”; “Quell’altra mi ha proposto questo” e avanti così, ogni santa volta!
Una sera, stufo di queste narrazioni alquanto morbosette, gli sparai: “Ma stammi a sentire, Gigetto: tu, che sei brutto come la fame, hai sempre attorno un sacco di donne assatanate; io invece, che sono tanto bello, non ho mai un cane che mi abbaia dietro! Non sarà mica che queste storie te le inventi tu?”
Il fatto è che, anche se non è vero che io ero bello, era verissimo che lui non fosse un Adone, e, detto tra noi, era anche notevolmente imbranato. Ma la cosa terminò con una risata e di queste pretese storie non se ne parlò più.
E dato che il cosiddetto Gigetto è ancora sacerdote, penso che i fuochi di passione, da un lato o dall’altro, si siano spenti senza aver provocato troppi danni.