Nel Venerdì Santo del 1964, per volontà di Paolo VI, si celebrò per la prima volta la Via Crucis al Colosseo. L’evento sarebbe stato trasmesso in Eurovisione e, per i canti, fu chiesta la collaborazione del Seminario Romano. Io fui invece indicato per intonare l’“Adoramus te Christe” e per recitare il Pater, Ave e Gloria in latino ad ogni stazione.
Il Giovedì Santo, invece di poter essere con gli altri alla celebrazione “in Coena Domini” con il Papa a San Giovanni in Laterano, dovetti andare al Colosseo per le prove. La preparazione era già a buon punto. Il regista era Luca Di Schiena, allora molto conosciuto per il suo lavoro in televisione.
I testi erano stati preparati da un sacerdote biblista, Don Gianfranco Nolli, e consistevano in un breve brano biblico, una altrettanto breve riflessione e una preghiera finale. Gli attori chiamati a leggere questi testi erano Alberto Lupo, Aroldo Tieri e Roldano Lupi: tutti e tre bravissimi attori e allora molto famosi.
Mi trovai quindi al loro fianco per fare la mia parte e, tutti quanti, dovemmo ripetere, una dopo l’altra, le quattrodici stazioni. Un tecnico mi incoraggiò a dare più fiato alla mia voce ed a spingere il diaframma. Alla fine, pare che il risultato fosse accettabile. Mi impressionò molto la professionalità dei tre attori, che si sottoposero alle prove senza obiezioni, anche se si trattava di testi brevi e semplici.
Il giorno dopo, l’evento fu condotto con perfetta correttezza e non ricordo, da parte mia, una particolare emozione.
Due anni dopo, fui di nuovo chiamato per lo stesso compito, ma questa volta i testi delle preghiere sarebbero stati in italiano. Roldano Lupi era sostituito da Stefano Sibaldi, che mi convinse meno dell’altro. Ma mi fece piacere l’incontro con il regista Di Schiena, che, quando mi vide alla prove, disse: “Sì sì, questo è bravo!”