L’11 ottobre 1962, eravamo tutti a San Pietro, per vivere l’emozione dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Prendemmo parte alla solennissima processione, precedendo le migliaia di vescovi e poi cercammo di trovare qualche angolo privilegiato per seguire la celebrazione. In realtà, si poté vedere ben poco.
Il 17 ottobre seguente, dato che i corsi universitari non erano ancora cominciati, avevamo la mattinata libera e tutto il gruppo della 1ª teologia, allora tecnicamente chiamata “camerata”, decise di tornare a San Pietro per vedere con calma l’Aula conciliare. All’ingresso della Basilica, trovammo una notevole quantità di persone in attesa, mentre dei gendarmi facevano una attenta cernita, ammettendo alcuni e respingendo altri.
Quando fummo vicini, uno dei gendarmi riconobbe dalla divisa paonazza che eravamo alunni del Seminario Romano, ce lo disse e ci fece entrare senza altre discussioni. Ora, pensavamo, avremmo potuto vedere quello che ci interessava.
Ma non fu così: un gentiluomo che stava regolando il traffico all’interno, ci diresse in fondo alla Basilica, verso l’altare della Cattedra, e ci fece sedere su delle panche in prima fila. Dato che volevamo vedere l’Aula, cercammo di far capire le nostre intenzioni, ma non ci fu modo di poterci muovere. Il gentiluomo era assolutamente fermo nella sua decisione e non volle ascoltare ragioni. Sembrava persino alquanto stupito e anche rammaricato per il fatto che non apprezzavamo la sua attenzione.
Solo allora arrivammo a capire cosa stava accadendo: era mercoledì e la Basilica era pronta per l’udienza settimanale del Papa. Non ci avevamo pensato, ma ci trovammo coinvolti, senza volerlo, nell’incontro di Papa Giovanni con i pellegrini. Il bello fu che, entrando, il Papa notò il gruppo di seminaristi del suo antico seminario e, passando vicino, fece un gesto di saluto e ci sorrise.
Quindi, quel giorno, niente Aula ma un imprevisto e gradito incontro con Papa Giovanni.