Quinto concerto – Joxe Benantzi Bilbao Riguero
Loreto, 17 agosto 2010
Il riferimento mariano nel concerto di questa sera, come specificato nel programma, non nasce da una antifona dedicata alla Madonna, ma da un inno. Non si tratta quindi di una breve composizione ma di un testo poetico di sei quartine, alle quali, come sempre negli inni usati nella liturgia, si unisce un’ultima strofa con la lode a Dio Uno e Trino.
L’ “Ave Maris Stella – Ave Stella del Mare” è una famosa composizione latina di cui si ignora l’autore. L’inno è stato redatto prima del IX secolo, perché il testo si trova già in un Codice del IX secolo, custodito nell’abbazia di San Gallo in Svizzera. Una volta se ne attribuiva la paternità a San Bernardo, ma questo autore, del XII secolo, è troppo tardivo. Ci sono altre ipotesi, come quella che pensa a Venanzio Fortunato, il che potrebbe far risalire l’inno addirittura al VI secolo d.C.
Per sapere qualcosa di più su questo testo, ho fatto quello che si fa sempre oggi. Mentre una volta chi aveva un’enciclopedia in casa, la consultava, o si andava in biblioteca, oggi si apre l’Internet e si viene a sapere tutto quello che si desidera. E, spesso, anche quello che non si desidererebbe affatto.
Cercando “Maris stella” o anche “Stella maris” ho avuto la sorpresa di trovare che questo nome è usato per una infinità di istituzioni, che non hanno molto a che fare con l’origine del nome: alberghi, residenze, villaggi turistici, stazioni termali, camping, scuole, agriturismo, fondazioni, case di cura. Persino offerte speciali e società di produzione di barche da pesca, una qui vicino, a Numana. Poi però ci sono anche chiese, parrocchie, e case di esercizi spirituali, come la nostra “Maris Stella” di Montorso, retta dai padri Venturini. Spesso si ricorda che il titolo è usato per la Madonna, invocata come Stella del Mare e per questo proclamata anche patrona dell’apostolato per i viaggiatori marittimi.
L’origine di questa espressione non è chiara. San Girolamo, e con lui altri antichi autori, chiamano in causa il primo libro dei Re, al capitolo 18,41-45, quando il profeta Elia annuncia la fine della siccità. In quell’episodio, però, quella che sale dal mare è una “nuvola, piccola come una mano” e non una stella.
Più plausibile è l’interpretazione del nome di Maria, in ebraico Miryam, che, in una delle etimologie possibili, è formato dal prefisso nominale M, poi da OR, che significa “luce”, e quindi da YAM, che è il mare. Sarebbe quindi “illuminatrice del mare” o, appunto “stella del mare”. A questo proposito, alcuni autori pensano invece che la ricostruzione di San Girolamo lo portasse a leggere il nome di Maria non come “stella del mare” ma come “stilla maris” e quindi “goccia di mare”.
Anche se questa seconda immagine è senza dubbio attraente, nella sua semplice umiltà, la visione di Maria come stella ha preso il sopravvento. Maria diventa quindi la stella polare della nostra vita cristiana, la stella che dà ai marinai l’indicazione sicura per raggiungere il porto, l’astro che annuncia l’alba ormai vicina. Nelle litanie lauretane invochiamo Maria come “Stella matutina – Stella del mattino”, un titolo ricordato anche da Papa Benedetto, proprio qui a Loreto, in occasione della sua visita del 2007. I papi recenti hanno poi invocato Maria come Stella dell’Evangelizzazione. Ancora il Santo Padre, nell’enciclica “Spe salvi”, cita proprio l’inno “Ave Maris Stella”, traendone lo spunto per sottolineare il ruolo di Maria come guida e “stella di speranza”. Nell’araldica ecclesiastica, che correttamente utilizza simboli invece che immagini, la stella, a cinque, sei o, più raramente, a otto punte, è usata con molta frequenza come elemento presente negli stemmi e quasi sempre come allusione alla Madonna.
L’inno “Ave Maris Stella” è usato nella recita del vespro dell’ufficio della Madonna, ed è soprattutto conosciuto con una melodia gregoriana, semplice ma di grande efficacia. Le quartine sono composte da versi brevi, di sole sei sillabe, che danno alla composizione un ritmo agile e ritmato, facile alla recita ed al canto.
Ave maris stella,
Dei Mater alma
Atque semper virgo
Felix caeli porta
Le parole, pur nella brevità delle espressioni, sono dense di significato: dopo il saluto si ricorda la maternità divina e la verginità di Maria, attribuendo a lei il titolo di “porta del cielo”, anche questo utilizzato nelle litanie lauretane.
In un commento, redatto da un sacerdote che sembra avere qualche conoscenza delle lingue bibliche, ho trovato questo suggerimento: “Questo inno sembra una meditazione sul nome di Maria, in rapporto a Maria sorella di Mosè. ‘Ave maris stella, Dei mater alma atque semper virgo’: Maria, sorella di Mosè, viene chiamata in Es. 2,8, ‘almah – vergine ed etimologicamente ‘nascosta’; Felix coeli porta, cioè, (come l’antica Maria al passaggio del Mar Rosso) maestra del mare di questo secolo, che ella ci fa attraversare”. Suggestivo, ma un po’ stiracchiato.
La seconda strofa rievoca la scena dell’annunciazione: l’accoglienza da parte di Maria del saluto dell’angelo porta pace al mondo e fa dimenticare il nome di Eva, che, con la sua disobbedienza, permise l’ingresso del male e del peccato nel mondo. L’allusione è molto ricca, perché nei confronti di Maria si applica l’immagine che San Paolo utilizza per Gesù, chiamato “secondo Adamo”. Analogamente, Maria è la “seconda Eva”, colei che, con la sua obbedienza, ristabilisce l’armonia nei rapporti tra l’uomo e Dio.
Sumens illud ave
Gabrielis ore
Funda nos in pace
Mutans Evae nomen
Seguono delle invocazioni alla madre benevola, preoccupata per il bene dei suoi figli: libera i prigionieri (di fatto si tratta di “rei”, quindi di persone condannate alla prigione per qualche reato), fa’ che i ciechi vedano, allontana da noi ogni male e implora ogni bene.
Solve vincla reis
Profer lumen caecis
Mala nostra pelle
Bona cuncta posce
L’espressione con la quale inizia la quarta strofa è particolarmente bella: “Monstra te esse matrem: mostrati madre”. È un’invocazione splendida, da usare come preghiera, ed è un modo efficace di ricordare a Maria la sua missione verso di noi: sei madre nostra, e allora fai sentire la tua presenza materna nei nostri confronti, soprattutto presentando le nostre preghiere a colui che, per essere tuo Figlio, da te le accoglierà benevolmente.
Monstra te esse matrem
Sumat per te preces
Qui pro nobis natus
Tulit esse tuus
La preghiera continua, invocando da Maria il sostegno per imitare nella nostra vita le sue virtù, specialmente la mitezza e la castità.
Virgo singularis
Inter omnes mitis
Nos culpis solutos
Mites fac et castos
L’inno si conclude con la visione escatologica: che Maria ci doni una vita pura e un cammino sicuro per conquistare la gioia eterna nell’incontro con Gesù.
Vitam praesta puram
Iter para tutum
Ut videntes Jesum
Semper collaetemur
L’ultima strofa, come ho già detto, è la “dossologia”, cioè la lode e l’invocazione della Santissima Trinità, che conclude tutte le nostre preghiere e che, di per sé, è la parte più importante della preghiera stessa.
Ora ne sappiamo abbastanza sull’inno “Ave Maris Stella”, per essere pronti all’ascolto della composizione, ad esso ispirata, che il Maestro Bilbao Riguero ci sta per proporre. Nell’ascoltare l’armonia musicale, ci uniamo alla moltitudine dei fedeli che, nel corso dei secoli, hanno recitato e cantato questa bella preghiera.
Lo diciamo ancora una volta: fede, devozione e contemplazione della bellezza possono andare insieme e, in questo caso, vanno meravigliosamente insieme.
Buon ascolto.