3 settembre 2016
L’episodio narrato in questa pagina di Vangelo ci lascia sorpresi, per la meschinità della protesta che i farisei hanno presentato a Gesù. Come è possibile che raccogliere una spiga di grano, strofinarla tra le mani per liberarne i chicchi e poi mangiarli sia considerata un’offesa contro Dio?
Si sa che ci sono leggi e che le leggi sono necessarie e vanno rispettate, ma qui si esagera nel considerare il valore di una regola al di là delle più elementari necessità della vita. Gesù lo spiega bene e lo ha fatto anche altre volte, per far capire che la legge del Signore è per aiutarci a vivere bene, non per rendere la vita una specie di labirinto pieno di trappole.
Alla fine, Gesù aggiunge una frase che alza il livello della conversazione, mostrando prospettive che lasciano da parte la meschinità dei farisei, per rivolgere il nostro sguardo alla verità del progetto di Dio: “Il figlio dell’uomo è signore del sabato”.
Questo vuol dire che Gesù può stabilire liberamente quello che è giusto fare o non fare nel giorno del Signore, e quindi egli interpreta nel modo corretto la legge antica. Il sabato ebraico è un tempo santo da dedicare a Dio, pregando e ascoltando la sua Parola, ed evitando ogni azione che può distrarre da questa attenzione.
Per volontà di Gesù, il giorno santo è per noi la domenica: il giorno della risurrezione del Signore e della discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa. Noi santifichiamo la domenica soprattutto con la partecipazione all’assemblea eucaristica e quindi trovandoci insieme come una comunità di fratelli e sorelle, ascoltando la Parola di Dio, incontrando Gesù nel sacramento. Questo gesto, che è di importanza fondamentale per la nostra vita cristiana, non basta però da solo a santificare la giornata. Siamo chiamati anche a mettere da parte le preoccupazioni quotidiane, approfittando della libertà dal lavoro per dedicarci alla famiglia e agli amici, e anche per dare un po’ più di tempo alla lettura e alla preghiera.
Quanto al lavoro, è bello restare un po’ in riposo, evitando di continuare a fare quello che facciamo ogni giorno per guadagnarci la vita. È anche bello e necessario evitare tutto quello che impone ad altri di continuare a lavorare, come se il giorno di festa non esistesse per loro.
Faccio un esempio: è diventato normale che i supermercati siano aperti anche la domenica. Il che costringe le persone che ci lavorano a non rispettare il riposo del giorno del Signore. È un’abitudine brutta, che, con la scusa di favorire i clienti, colloca l’interesse dei proprietari sopra i diritti dei lavoratori. È un’abitudine alla quale non dobbiamo contribuire. Che sia un principio chiaro da mantenere: alla domenica noi non andiamo a fare la spesa. Con un po’ di attenzione, possiamo fare in modo che quello che ci serve per la domenica sia da prima a nostra disposizione.
Stiamo attenti: già da domani vediamo di dare alla nostra domenica il significato bello che Gesù vuole che abbia, e che ci insegna, ripetendo per noi: “Il Signore è padrone del sabato”. Offriamogli una giornata vissuta in contatto con lui, attraverso la condivisione fraterna con i nostri fratelli e le nostre sorelle. Che sia davvero un giorno santo, che offriamo con gioia a Dio, e che Dio rendo bello e utile per tutti noi.