Radio Maria – 27 febbraio 2014
Cari fratelli e sorelle, cari amici,
la parola del Vangelo arriva al nostro cuore con una grande forza. Qualche volta noi cadiamo nella tentazione di ascoltare la parola di Dio con l’idea di sentire qualcosa di nuovo. Per cui possiamo dire: “Questa non la sapevo, non me la ricordavo”. E allora “Oggi ho imparato qualcosa di nuovo”. Altre volte invece viene da dire: “Questa l’ho già sentita. La so, so già come va a finire”. Questo può succedere, ed è tutto vero e tutto bello. Ma sarebbe drammatico se ci fermassimo qui. L’incontro con il Vangelo è incontro con la persona di Gesù. Non incontriamo Gesù per guardarlo in faccia e decidere se sapevamo già quello che ci vuole dire. Non è la risposta a una curiosità che abbiamo adesso: è un incontro di vita, né più né meno come quando riceviamo Gesù nell’Eucaristia. Gesù viene a me per cambiare la mia vita, e me lo fa capire con quello che lui stesso mi dice.
Oggi, il messaggio che riceviamo è qualcosa di semplice ma forte, anzi, addirittura violento. Il giovane che interroga il Signore è buono e bravo, si comporta già bene ma vuole qualcosa di più per la sua vita: una assicurazione, la certezza di fare quello che è necessario per meritare di vivere per sempre con Dio. Nella sua risposta, Gesù non gli chiede qualcosa in più rispetto a quello che sta facendo, ma gli chiede semplicemente tutto: “Lascia tutto e seguimi”.
Il messaggio è chiaro: il Signore non si accontenta di avere con sé dei bravi ragazzi. A chi gli dice di voler essere fedele e bravo, ma di voler dividere l’ideale del Vangelo con altri valori umani, Gesù dice: “Non mi basta. Io voglio tutto”. Leggiamo questa pagina oggi, e dobbiamo capire che, per Gesù, non c’è più tempo per le cose fatte a metà. Ormai siamo nel tempo della santità intera, il tempo delle scelte coraggiose e totalitarie, il tempo della generosità che non bada a spese e non pone limiti. “Lascia tutto e poi vieni e seguimi”.
Questo è stato il messaggio che Gesù ha fatto capire a Francesco Possenti, che era già un bravo ragazzo, devoto quanto basta, virtuoso quanto basta. Ma al Signore non è bastato, e Francesco ha capito e ha fatto una scelta radicale: è diventato Gabriele, è diventato religioso, è diventato santo. “Lascia tutto e poi vieni e seguimi”. L’ansia di santità ha bruciato in poco tempo la sua vita, ma gli ha permesso di lasciare un esempio che ancora vive, un ricordo che ancora suscita ammirazione e voglia di imitarlo.
Se qualcuno è soddisfatto del mondo in cui viviamo, se qualcuno si accontenta del modo in cui vanno le cose nella nostra società, ebbene, per questo qualcuno è sufficiente fare il bravo ragazzo. Ma se sentiamo nel nostro cuore l’anelito verso qualcosa di meglio, verso un mondo che sia finalmente giusto e onesto, rispettoso e aperto ai più deboli, generoso nell’accogliere la vita e nel rispettarla in tutti, allora non basta essere bravi e buoni.
Se sentiamo nel nostro cuore l’ansia per tutti coloro che non conoscono il Vangelo e non hanno mai sentito parlare di Gesù e della salvezza che egli ci ha portato; se sentiamo il desiderio di condividere con tutti la gioia che si prova nell’essere figli di un Dio Padre che ci ama e ci vuole salvi: ebbene, non possiamo accontentarci di quello che siamo, ma dobbiamo guardare alto, alla santità che Cristo ci propone e alla quale ci invita.
Non solo bravi ragazzi, ma santi, ma apostoli, ma missionari, ma testimoni, ma pronti a lasciare tutto e ad andare: è quello che Gesù chiede a me oggi, è quello che San Gabriele ha fatto e mi invita a fare, seguendo il suo esempio. E questo vale per tutti. Anche se siamo vecchi. Anche se pensiamo di essere già arrivati. La strada della santità e della missione è sempre aperta davanti a noi.