13 maggio 2011
Cari fratelli e sorelle, cari amici,
Le parole di Gesù che annunciano l’Eucaristia sono ora risuonate qui, tra le tre pareti della Santa Casa. L’immagine del cibo da condividere, sembra al suo posto in questo ambiente di famiglia, che porta con sé il profumo del pane appena sfornato e del vino, preparato in casa, con i metodi artigianali che si conoscevano allora e che abbiamo conosciuto anche noi, fino a poco tempo fa’.
All’immagine calda del pasto in comune si unisce però anche l’annuncio drammatico di un corpo la cui carne deve essere mangiata e il cui sangue deve essere bevuto. Nessuno degli ascoltatori di Gesù poteva allora prevedere il sacrificio della croce, ma noi conosciamo bene lo svolgimento dei fatti, e capiamo quindi quanto dolore e quanta donazione c’è dietro a quelle parole, per loro ancora misteriose. Nell’annuncio di Gesù, noi possiamo vedere la cena, in quell’ultimo giovedì a Gerusalemme, con il pane spezzato e il calice del vino condiviso; possiamo vedere la croce alzata sul Calvario, con il corpo morto di Cristo, da cui ogni goccia di sangue è stato versato; possiamo vedere la tomba vuota, che ci proclama: ora è vivo ed è vivo per sempre.
Il dono dell’Eucaristia viene a noi con la promessa: “Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. E oggi, in questa liturgia, e in questo luogo in cui la celebriamo, noi abbiamo la conferma consolante delle parole di Cristo. Abbiamo ascoltato la narrazione dell’incontro di Saulo, ancora persecutore della Chiesa, con Gesù, sulla via di Damasco. Pensate che proprio Saulo, il cui nome sarà poi Paolo, è stato il primo a farci conoscere l’istituzione dell’Eucaristia, che ha raccontato, prima ancora dei Vangeli, nella sua prima lettera ai cristiani di Corinto.
Celebriamo la memoria delle apparizioni della Vergine Maria a Fatima. Non dimentichiamo la santità dei tre pastorelli, due dei quali – Giacinta e Francisco – sono stati proclamati Beati, anche se sono morti ancora giovanissimi. Ebbene, ricorderete che essi ebbero la visione di un angelo che offrì loro pane e vino, chiedendo preghiere in riparazione dei sacrilegi commessi contro l’Eucaristia.
Ed infine, celebriamo questo incontro qui, all’interno della Santa Casa, il luogo benedetto dove, attraverso il “sì” di Maria, accadde il miracolo dell’incarnazione: “qui il Verbo si è fatto carne”. Quella stessa carne che fu sacrificata sul Calvario e che ci è data nell’Eucaristia.
È bello rendersi conto che tutto, in questo nostro tempo di preghiera, ci porta a contemplare e a vivere il dono che Gesù ci fa di se stesso, attraverso il sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. In questo modo ci aiutiamo a vivere meglio l’esperienza dell’incontro con Gesù, ogni volta che possiamo riceverlo nella Messa, con la necessaria dignità e devozione. E possiamo anche sperimentare la vicinanza di Gesù, con la comunione spirituale, unendoci a quello che fa il sacerdote ed esprimendo il grande desiderio di entrare in comunione sacramentale con il Signore, appena questo ci sia possibile.
Quando Gesù annunciò per la prima volta la sua intenzione di istituire il sacramento dell’Eucaristia, i Giudei, increduli, si chiedevano: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” Possiamo capire il loro sconcerto, ma noi ora sappiamo bene quello che le parole di Gesù significano. Sappiamo che il dono dell’Eucaristia viene a noi attraverso la mediazione della maternità di Maria; e sappiamo che il dono dell’Eucaristia è la sorgente di ogni santità, che sia essa riconosciuta, come nel caso dei santi e dei beati proclamati tali dalla Chiesa; o che sia sconosciuta, nelle tantissime persone che hanno vissuto la loro vita in maniera esemplare, senza che la loro santità fosse nota al di là del cerchio di pochi vicini.
E per tutti, anche per noi, resta vera la promessa di Gesù: “Chi mangia questo pane vivrà in eterno”.