Loreto, 6 aprile 2009
Povero Giuda. Quanto ci fa compassione la sua grettezza, la sua incapacità di capire quello che è importante. Maria, la sorella di Lazzaro e di Marta, mostra un grande affetto verso Gesù, e quello che lei fa è facile da capire, perché è espresso non con lunghe parole e tante spiegazioni, ma soltanto con la semplicità di un gesto. Tutti possono cogliere il significato di quella unzione, come tutti sentono il profumo dell’olio che si sparge nella sala da pranzo. Giuda invece non sa fare altro che protestare. Prende la scusa dei poveri: “Potevamo venderlo e dare il ricavato ai poveri”. Ma San Giovanni ci dice che era ladro. Quello che la reazione di Giuda in questo episodio ci dimostra è che lui era bravo a indicare il prezzo di tutto, ma era ormai incapace di capire il valore delle cose. Trecento denari: per lui, evidentemente, la dimostrazione di amore verso Gesù non valeva niente.
E tra pochi giorni dovrà ancora una volta stabilire il costo di qualcosa. Chissà se, nel mercanteggiare il prezzo del tradimento, si è reso conto che dava alla vita di Gesù un prezzo dieci volte minore di una libbra di unguento. Trecento monete per l’olio, trenta per il Signore.
Ma mentre Giuda non fa altro che contare, Gesù accoglie il gesto di Maria per quello che è: una manifestazione gratuita di amore, che non misura e non limita, ma che semplicemente si offre in piena sincerità e spontaneità. Se desideriamo mostrare l’affetto che abbiamo verso qualcuno, il minimo che dobbiamo fare è di lasciarci andare alla verità di espressioni sincere. Quando cominciamo a fare i conti, a mettere limiti, a controllarci in modo che ci sia qualcosa ma non troppo, ebbene questo certamente vuol dire che l’amore è davvero poco, forse già stanco, probabilmente in via di scomparsa.
Lunedì santo, primo giorno della settimana santa. Ci aspettano giorno intensi, nei quali dobbiamo accompagnare il Signore, che si avvia a vivere i momenti fondamentali della sua vita: quelli della donazione nell’eucaristia, dell’agonia nell’orto degli ulivi, del tradimento, della passione atroce e infine della morte. Se cominciamo a misurare i modi e i tempi del nostro accompagnamento verso Gesù, il rischio è quello di mostrare poca partecipazione, poca generosità e, in definitiva, poco amore. Stiamogli vicini in questi giorni di dolore, per poter poi vivere con lui la gioia della vittoria finale, nella risurrezione.
All’inizio della settimana santa, accogliamo l’esempio di Maria di Betania e cerchiamo di ripeterlo, con la stessa spontaneità e generosità, verso il Signore che, proprio in questi giorni, ci ricorda che Lui, sì, ci ha donato tutto se stesso. Ci accompagna sempre la Madre, Maria di Nazareth, che dell’amore verso suo Figlio, e quindi verso di noi, ha fatto la missione di tutta la sua esistenza qui in terra e nell’eternità.