Basilica di S. Lorenzo al Verano, 7 febbraio 2016
Il brano evangelico che abbiamo ascoltato, con la narrazione della pesca miracolosa, ha come personaggio principale, insieme con Gesù, Simone detto Pietro, colui che, per la scelta operata dal Signore, sarebbe diventato il primo papa della Chiesa. La fede di Pietro, formata attraverso le prove del discepolato e le diverse crisi vissute nel seguire Gesù nella sua missione, sarà confermata a Pentecoste, per un servizio di unità e di guida nei confronti dei suoi fratelli.
Una pagina quindi adatta alla circostanza che stiamo celebrando, per ricordare l’anniversario della morte del Beato Pio IX, successore dell’apostolo Pietro, e responsabile della Chiesa universale per un lungo e difficile periodo di anni.
A Loreto, sotto il loggiato del Palazzo Apostolico, si può ancora leggere una frase, scritta con belle lettere sul muro: “Viva l’immortale Pio IX”. Con ogni probabilità. L’iscrizione fu fatta in occasione della visita del Papa a Loreto, nel 1857. Fu questo l’ultimo viaggio di Pio IX fuori di Roma, dato che a pochi anni di distanza gli Stati Pontifici furono assorbiti dal Regno d’Italia e il Papa fu costretto a restare nella città di Roma e quindi, dal 1870, negli spazi limitati del Palazzo Apostolico in Vaticano.
All’interno della Basilica di Loreto c’è un altro ricordo del pontificato di Pio IX, ed è la rappresentazione della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, nel tamburo della cupola. In esso, il pittore Cesare Maccari ha ricordato visivamente i diversi momenti dell’elaborazione nella Chiesa della convinzione che Maria sia stata esentata da ogni contatto con il peccato, fin dal momento del suo concepimento nel seno di sua madre. Il ciclo pittorico parte dalla cacciata dei progenitori dal giardino terrestre, mentre in alto appare la figura luminosa della Donna promessa, la cui progenie avrebbe schiacciato la testa del serpente. Un raggio di luce parte da questa figura celeste, per raggiungere il Papa che, in San Pietro, sta pronunciando la formula della definizione dogmatica. Lo stesso accadde nella realtà, l’8 dicembre 1854, quando un raggio di sole illuminò il papa, tra lo stupore di tutti i presenti.
Pio IX ebbe un pontificato lungo e difficile. Di fatto, durato 32 anni, esso fu il più lungo della storia. Il papa ebbe tanto da soffrire, ma realizzò anche tante cose. Quando, negli anni ’60 del secolo scorso, ero seminarista a Roma, ricordo che un vecchio sagrestano di Santa Maria in Trastevere diceva di lui che “ha rifatto tutta Roma”. Egli ha infatti lasciato nell’Urbe un segno indelebile della sua opera.
Tant’è vero che i nuovi governanti di Roma fecero di tutto per dare un nuovo aspetto alla città, cancellando per quanto possibile il precedente carattere legato ai pontefici. Nell’affanno di fare cose nuove e diverse, hanno riempito Roma di monumenti, spesso retorici, raramente belli, mai utili.
Sappiamo che il pontificato di Pio IX è stato oggetto di critiche violente, da parte di una storiografia ideologizzata, con un astio che si può giustificare solo per il grande bene che il buon papa ha fatto. Accade sempre così: ad essere attaccati e calunniati sono sempre i buoni, mai i cattivi.
In America Latina, nel periodo in cui movimenti di ispirazione maoista alimentavano la guerriglia in vari paesi, gli amministratori corrotti non erano mai toccati: un sindaco ladro e ubriacone faceva comodo alla causa, un sacerdote svogliato e donnaiolo serviva per mantenere l’irritazione della gente. Ma un buon sindaco o un buon sacerdote dovevano essere uccisi, perché davano speranza e stimoli positivi alla popolazione. Appena qualche mese fa, tre missionari uccisi in Perù dal “Sendero luminoso”, due polacchi e un italiano, sono stati dichiarati Beati.
Pio IX ha anche il merito di aver proclamato il dogma dell’infallibilità pontificia. Con una interpretazione piuttosto meschina, il libro si storia sul quale studiavo al liceo attribuiva questa decisione alla volontà del papa di darsi qualche prestigio, dopo che aveva perso tutto. Sarebbe stata quindi una nuova corona, in cambio di quella degli Stati Pontifici, ormai perduta. Si tratta invece di uno strumento utilissimo che la Provvidenza divina ha fornito al Successore di Pietro, per garantire così la certezza che la Chiesa, sotto la sua guida, non potesse mai errare in quelle che sono le verità necessarie per la nostra salvezza. Una utilità che ora anche alcuni teologi protestanti, nel corso di incontri di dialogo ecumenico, hanno saputo riconoscere.
L’ingenua frase dipinta sulla parete del loggiato a Loreto – “Viva l’immortale Pio IX” – dice una verità grande. E noi speriamo e preghiamo affinché la santità del pontefice Pio IX possa essere riconosciuta al suo livello più alto dalla Chiesa, ed essere come tale proposta all’ammirazione e alla devozione dei fedeli del mondo intero.